Nell’arco dell’estate 2022 c’è stato un avvicendamento nel team italiano di RCS Sound Software.
Michele Logrippo, già responsabile della sede italiana di cui si occupava insieme a Davide Tavolato, è stato selezionato per una posizione di lavoro alle dirette dipendenze degli uffici centrali di RCS. Di conseguenza, il ruolo di Michele è passato a Davide e contestualmente è entrato nel team anche Alessandro Stefanoni.
Una caratteristica apprezzata di RCS è di avere al suo interno dei tecnici con un solido background nelle emittenti radiofoniche, che sanno quindi immedesimarsi nel ruolo di chi sta dall’altra parte dei software, con le sue necessità e domande. Ogni giorno, chi programma i palinsesti o trasmette i programmi con i software RCS, può trarne il meglio proprio grazie ai consigli e all’assistenza che le persone di RCS sanno offrire, perché hanno già svolto loro in prima persona quelle attività nelle radio.
È il caso, anche, di Alessandro Stefanoni, che non solo in radio ha lavorato, ma una radio FM e digitale l’ha anche fondata e sviluppata in tempi recenti, quando ormai i giochi erano fatti e sembrava che fosse un’impresa impossibile. Ma andiamo con ordine.
Michele Logrippo è stato il primo dipendente di RCS per l’Italia, dal 2012, un momento delicato in cui RCS Europe ha iniziato ad occuparsi direttamente di questo mercato, con il suo personale e senza la mediazione di distributori. A Michele, affiancato dopo qualche anno da Davide e in costante contatto con la sede di Parigi, va riconosciuto il merito di aver dato un forte impulso alla presenza di RCS nelle emittenti radiofoniche italiane, conquistando da zero la fiducia di grandi gruppi editoriali come Radio Mediaset o Radio Vaticana, consolidando le installazioni già attive con le nuove versioni dei software, come nel caso del gruppo RDS, e allargando l’utilizzo di GSelector e Zetta a numerose altre radio, anche regionali e locali, perché oggi RCS è alla portata di tutti: Radio Popolare e Radio Babboleo sono tra i casi più recenti.
Michele, di cosa ti occupi, ora, in RCS?
«Faccio parte del Team QA di RCS. QA significa “Quality Assurance”, che potrebbe essere tradotto in italiano come “Controllo Qualità”. RCS è dotata di un gruppo di lavoro che si occupa esclusivamente di testare le nuove versioni dei software prima che vengano rilasciate al pubblico. I test possono essere di varia complessità: dalla semplice aggiunta di un brano all’esecuzione di multipli split pubblicitari, con tutte le combinazioni di configurazione che i nostri clienti usano più di frequente. Inoltre vengono testate tutte le funzionalità introdotte nelle nuove versioni. Il lavoro del Team di QA è fondamentale per software sofisticati come quelli di RCS per rilasciare al pubblico dei prodotti di maggior qualità in minor tempo».
Come sono cambiate le necessità degli operatori radiofonici in questi anni?
«Si sono evolute di pari passo con l’evoluzione tecnologica e l’uso della tecnologia da parte del pubblico. Ci sono molti più mezzi per raggiungere le persone e anche un brand radiofonico è soggetto a questa necessità. Andare su più piattaforme significa anche aumentare i contenuti da produrre oppure riutilizzare uno stesso contenuto in declinazioni e destinazioni diverse. Se un’azienda radiofonica deve produrre, a essere ottimisti, il 50% di contenuti in più rispetto a 10 anni fa, ma la forza lavoro è aumentata solo del 10%, le persone coinvolte sono sottoposte a uno sforzo produttivo decisamente superiore. Oltre ai contenuti ci sono i metadati: essi devono essere messi a disposizione in tempo reale, sia per le analisi interne, sia per le integrazioni con sistemi esterni. I software di RCS servono proprio a questo: a dotare gli operatori radiofonici di un ecosistema di strumenti in grado di aiutarli a gestire tutta questa mole di contenuti e di dati in maniera efficiente. A produrre ciò che oggi il mercato richiede, ottimizzando le procedure interne».
Come è cambiata RCS di conseguenza?
«Oggi tutto deve essere integrato, le informazioni devono passare da un ambito all’altro dell’azienda ed essere analizzabili in maniera semplice al fine di comprendere se si sta lavorando bene o se ci sono possibilità di miglioramento del prodotto aziendale. Zetta è il nostro software di punta, definirlo di “automazione” radiofonica è riduttivo: sarebbe meglio definirlo di “gestione” radiofonica in quanto è il cuore di questa raccolta e condivisione di contenuti e dati. E poi si occupa della messa in onda, autonoma o con tecnico, in maniera eccellente. È estremamente versatile, frutto di dieci anni di esperienza con clienti grandi e piccoli provenienti da ogni parte del mondo. GSelector (programmazione musicale) e Aquira (gestione commerciale) sono complementari a Zetta e lavorano anch’essi attraverso una condivisione reale e automatica di dati. Noi ci siamo evoluti in modo da fornire la migliore esperienza possibile ai nostri clienti: rimanendo fedeli alla nostra visione di azienda partner e non di semplice fornitore, aiutiamo prima di tutto il cliente nel cosiddetto “onboarding”, cioè quella fase in cui studiamo insieme l’organizzazione interna e aiutiamo le persone a usare i nostri software nel modo più adatto al raggiungimento dei loro obiettivi. A volte da questo processo emerge che alcune abitudini interne, pur in uso da decenni, sono effettivamente non più efficienti. Quando questo succede è molto bello, perché vedi i clienti evolvere e quando un cliente evolve è un altro pezzetto dell’industria radiofonica che progredisce. Noi siamo fieri di far parte di questo processo. Siamo poi super preparati nell’assistenza alla normale operatività: se qualcosa va storto, siamo sempre pronti a intervenire e a gestire anche le situazioni più critiche».
Una campagna dello scorso anno affermava che RCS è ancora più vicina al mercato italiano…
«È vero: RCS parla italiano, ormai da diversi anni. Ed è RCS, non un intermediario. Chi diventa cliente di RCS in Italia può accedere a un tesoro di conoscenza e competenza che nessun’altro competitor è in grado di fornire oggi: l’esperienza di un leader mondiale fusa con la competenza specifica sul campo della propria divisione italiana, fatta da persone provenienti dal mondo radiofonico ma al tempo stesso con un bagaglio tecnico eccellente. Un team di persone in grado di aiutare le aziende radiofoniche a crescere migliorando la loro operatività quotidiana con soluzioni innovative».
C’è un aneddoto in particolare a cui è legato un tuo ricordo di questi 10 anni?
«Penso sicuramente al Tech Summit organizzato da RCS nel 2015 a White Plains (New York), un incontro formativo di una settimana a cui ha partecipato un membro di ogni ufficio locale di RCS. È stato incredibile ritrovarsi nella stessa stanza con una cinquantina di colleghi provenienti da ogni parte del mondo: dagli USA alla Cina, dall’Europa all’India, all’Australia. Poter scambiare consigli ed esperienze radiofoniche con culture anche molto diverse è stato fantastico, inebriante. Ho sentito di far parte di qualcosa di veramente grande e importante».
Conosciamo Alessandro Stefanoni.
Quali sono le tappe principali del tuo percorso nel campo della radio e dell’audio?
«Ho sempre sognato la radio, fin da quand’ero ragazzino. Vent’anni fa, pur di entrare in radio, iniziai come venditore pubblicitario, passando ben presto a occuparmi anche di aspetti sempre diversi di questo mondo. Il sogno era quello di fare lo speaker ma, dopo esserci riuscito, la sorpresa fu scoprire che dietro al microfono c’era un meccanismo molto articolato di ruoli, competenze e professionalità, che volevo conoscere e approfondire: avere molteplici skill suscitava interesse da parte degli editori e mi aiutò ad entrare in contatto con diverse realtà».
Sei una figura “a tutto tondo”: oltre che un tecnico, sei stato conduttore di programmi e speaker per spot e voice-over: come si sposa un interesse più artistico, che tocca gli aspetti più umani della comunicazione, con una passione, altrettanto forte, per la tecnologia?
«Non ho mai considerato la tecnologia come qualcosa di separato dalla comunicazione, semmai come un mezzo che bisogna conoscere e che è importante almeno quanto la voce ed il pensiero. Del resto, la radio estende i nostri sensi nello spazio mettendo la tecnologia al servizio della comunicazione. In RCS ho subito avvertito l’attenzione che l’azienda ripone nelle esigenze comunicative delle radio, apportando inoltre un know-how internazionale in continua simbiosi con la realtà italiana».
Raccontaci della tua creatura, Radio 2.0 di Bergamo.
«Come molte radio “libere” è nata per pura passione, ma ha una storia più recente. Nel 2007, quando la inauguravo, non la vedevo come un progetto destinato solo a soddisfare la mia voglia di esprimermi e quella dei miei collaboratori: me l’immaginavo già come una realtà radicata sul territorio, che facesse informazione e fosse “partecipativa”: da lì il nome “2.0”. Inutile dire che questo progetto nel frattempo è cresciuto e ha fatto crescere anche me: affrontare giorno per giorno aspetti editoriali e tecnici in parallelo penso sia stato un percorso fondamentale nella mia vita lavorativa».
Per qualche anno hai vissuto e hai lavorato all’estero. Noti delle caratteristiche che differenziano le radio italiane da quelle dei paesi vicini?
«Ho lavorato per due gruppi editoriali che producono radio in-store in Austria, alcune destinate anche al mercato italiano: è stato il periodo più denso di novità e di scoperte, perché il modo di fare radio all’estero riflette impronte diverse in base al modello a cui s’ispira. Quello italiano è un mercato in cui l’appeal americano delle origini si è sempre mescolato con la creatività nostrana, dando luogo a stili interessanti, a cui i software di RCS sanno adeguarsi molto bene, proprio perché sono costruiti sul modello statunitense ma offrono molteplici personalizzazioni d’uso».
Il nuovo responsabile di RCS Sound Software Italia, dunque, è Davide Tavolato, che ha già lavorato a lungo al fianco di chi utilizza il software RCS.
Davide, hai condiviso con Michele una parte importante del percorso che ha portato RCS fin qui, in Italia.
«Fin dal principio del mio lavoro in RCS ho capito la straordinarietà di un’azienda cosi distribuita che permette a migliaia di realtà radiofoniche e non solo, in giro per il mondo, di trasmettere e creare contenuti ogni giorno. Questo mi ha sempre stimolato ad affiancare i clienti, non solo per il normale lavoro di progettazione e follow-up, ma anche per aiutare ad ottimizzare ed inventare nuovi modi di affrontare la produzione in radio. L’utilizzo dei nostri software, con la loro intrinseca flessibilità, si adatta alla missione. Michele mi ha permesso di scoprire il mondo dei software RCS e, soprattutto, delle persone che compongono la nostra azienda. Voglio poi ricordare che, oltre al personale italiano che ha il diretto contatto col cliente, c’è una rete di uffici e competenze a livello europeo e globale che gestisce le richieste e il supporto».
Cosa ci aspetta nel futuro immediato della radio in Italia?
«Sono sicuro che i prossimi anni ci riserveranno delle importanti novità. Il mondo della fruizione via IP e DAB prenderà sempre più piede, complice anche un innalzamento dei costi della trasmissione FM. A tal riguardo RCS avrà un occhio di riguardo con particolari promozioni per gli editori che hanno voglia di sperimentare nuovi progetti in questo ambito».
Quale sarà la linea di RCS, e di RCS in Italia, nei prossimi mesi?
«Rimarranno saldi i nostri principi di vicinanza al cliente, con l’obiettivo di fornire delle soluzioni piuttosto che semplici licenze. Obiettivo che è reso possibile anche da un contatto diretto, senza intermediari, tra il supporto al cliente finale e il reparto di sviluppo e management».
Il blog, i canali social e la newsletter di RCS Sound Software Italia continueranno ad essere curati da Piero Rigolone, raccontando le esperienze di chi utilizza le soluzioni RCS, le novità dei prodotti e offrendo idee ed aperture suggerite dai colleghi RCS di tutto il mondo. Nelle prossime settimane, presenteremo anche un sito web italiano di RCS completamente rinnovato e nuove iniziative sono in cantiere.
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