Gli ascoltatori di radio e di musica oggi possono incontrare i loro contenuti preferiti su diversi dispositivi e grazie a diverse piattaforme, con una semplicità di accesso che si avvicina sempre più a quella dell’apparecchio radio tradizionale. Ai programmi radiofonici in diretta e all’ascolto individuale dei brani musicali si sono aggiunti i podcast, gli audiolibri e i contenuti “on demand” in generale, ma anche le risposte con la voce sintetica degli assistenti vocali.
Il digital audio è la nuova frontiera
Perché davanti a un’offerta di intrattenimento dove la componente visiva e l’interazione sono tanto importanti, ci focalizziamo sul semplice ascolto di audio? Qualche osservazione oggettiva: l’audio è disponibile anche quando non ci sono schermi alla portata dell’utente. E l’utente può ascoltare audio, cogliendo appieno il significato dei contenuti, anche mentre fa altre attività – ad esempio mentre guida l’automobile – senza necessariamente interagire col dispositivo di ascolto.
I dati che emergono dalle ricerche svolte a livello globale e anche in Italia, dimostrano una crescente attenzione per la forma di comunicazione basata esclusivamente sull’audio, tanto da parte degli ascoltatori, quanto da parte delle aziende che vi si rivolgono per promuovere i loro prodotti.
Le app degli editori e le piattaforme che aggregano contenuti in diretta streaming o da fruire on demand si plasmano su diversi dispositivi presidiando ogni luogo e circostanza vissuta delle persone. Il digital audio diventa quindi un vettore utile ai brand per raggiungere i consumatori.
Un ipertesto nel dominio dell’audio
Negli anni recenti si sono diffusi in Italia gli smart speakers, principalmente Amazon Echo e Google Home, che contengono il software degli assistenti vocali Amazon Alexa e Google Assistant. Quest’ultimo è presente “di serie” su gran parte dei dispositivi Android, che rappresentano a loro volta la maggior parte degli smartphone al fianco delle persone.
Gli assistenti vocali utilizzano l’audio come canale di interazione con l’utente e quindi concorrono sul tempo che egli dedica all’ascolto dei contenuti sonori, frammentando la fruizione dei programmi lineari come quelli della radio tradizionale. Ma la stessa possibilità di frammentazione e distribuzione on demand dei programmi radio, e la possibilità per l’utente di interagire con i singoli elementi del palinsesto di una radio attraverso la voce, ottenendo risposte personalizzate, apre agli editori radiofonici nuove opportunità.
La radio lineare, in uno scenario avanzato, può essere paragonata ad un ipertesto dotato di senso e consistenza dove ciascuno, cogliendo stimoli di suo interesse, quando lo desidera può fare i suoi approfondimenti, partecipare a contest e addirittura finalizzare acquisti. Esattamente come avviene sul web conosciuto attualmente, ma restando esclusivamente nel dominio dell’audio e senza la necessità di schermi e gesti fisici. Solo parlando con la propria voce e ascoltando risposte in digital audio.
La tecnologia attuale degli assistenti vocali e i sistemi di back end già oggi permettono di realizzare tutto ciò, mentre le abitudini delle persone e il mercato si stanno sviluppando rapidamente. Per restare al passo bisogna esserci, oggi.
Editori radio in pole position
Gli stessi punti di forza della radio tradizionale si ritrovano nel dominio del digital audio: mobilità, gratuità, possibilità di raggiungere target specifici. Con nuove opportunità di business, come la messa a pagamento dei contenuti premium o depurati della pubblicità.
Dato che l’offerta di contenuti in formato audio è sempre più competitiva, per destare l’interesse del pubblico diventano cruciali la qualità e l’esclusività di quanto trasmesso, ma anche la sua fruibilità, grazie ad un’opportuna formattazione, ricordano infine l’importanza della rintracciabilità da parte dell’utente.
Gli editori radiofonici sono attualmente i soggetti con la maggiore competenza nel creare contenuto sonoro di informazione e intrattenimento, e da decenni si confrontano con concetti quali format, sintesi, TSL, interazione, call to action ecc. nel dominio del suono. Inoltre, hanno marchi già noti e spesso autorevoli nei loro mercati di riferimento.
Nell’ultima parte del 2019 sono maturate in Italia almeno due iniziative rivoluzionarie per il comparto radiofonico che hanno origine dagli editori stessi: il bouquet United Music di Radio Mediaset e la versione italiana di Radioplayer grazie a PER, società partecipata dalle reti nazionali, pubbliche e private, e dalle associazioni di categoria delle radio locali.
United Music conta 150 radio musicali tematiche in streaming, ciascuna prodotta con i criteri artistici e le tecnologie della radio FM, in antitesi alle liste e agli schemi editoriali delle piattaforme di streaming on demand. È stato inoltre annunciato che sono previste produzioni di serie podcast originali ed aggregati, inerenti ai temi musicali presenti nel bouquet.
Radioplayer, invece, mira a portare l’esperienza di ascolto della radio FM su tutti i touch-point digitali, con particolare attenzione nel presidiare l’abitacolo delle connected cars, lascia il controllo della distribuzione agli editori senza la mediazione di terzi, e promette di non “esportare” i dati personali degli utenti. In aggiunta allo streaming lineare, in simulcasting con la radio FM, le possibilità di ascolto si estendono ai podcast che ciascuna radio può pubblicare.
Oltre a questi due casi, indicativi di una svolta concreta nell’approccio alla distribuzione digitale da parte degli editori radiofonici, grazie al digital audio ci sono formidabili opportunità per le aziende che desiderano consolidare i propri brand attraverso le radio, mentre le radio possono ottenere nuovi ricavi dai budget “digital” delle aziende, perché ora sono in grado di erogare servizi con le modalità di misurazione tipiche della comunicazione digitale.
Ma servono consapevolezza, chiarezza di visione e gli strumenti più adatti.
Catch-up content e podcast nativi
Nel dominio del digital audio la radio si declina, dunque, su streaming lineare (comunque indirizzabile in toto o per alcuni segmenti del palinsesto a target specifici) e ascolto on demand. Grazie alle potenzialità degli assistenti vocali, una redazione radiofonica ha inoltre la possibilità di fornire servizi informativi accessori in text-to-speech a partire dai dati che già possiede, così come il reparto commerciale può sviluppare un’offerta di native advertising basata sull’audio.
Parlando di radio e di ascolto on demand è bene distinguere almeno due tipi di contenuti: il cosiddetto “catch-up content” e i “podcast nativi”.
Il “catch-up content” è la riproposizione on demand di programmi o segmenti di programmi già trasmessi in diretta radio, eventualmente depurati degli inserimenti tipici del flusso radiofonico non indispensabili per il senso dei programmi stessi, come notiziari e caroselli pubblicitari, che tuttavia posso essere rimpiazzati in fase di ascolto con messaggi informativi o pubblicitari opportunamente selezionati e indirizzati. Il “catch-up content” è di fatto un prodotto a costo zero per l’editore radiofonico, se prodotto con opportune tecnologie di automazione, ed è pienamente in grado di competere con il contenuto dei “podcast nativi” per qualità tecnica e di realizzazione.
Nella categoria dei “podcast nativi” veri e propri, diversi da quanto trasmesso nei programmi radiofonici, un’emittente radio può far rientrare i contenuti che già possiede, rieditati, e li può finalmente valorizzare meglio con questa forma di distribuzione e ascolto. Un esempio su tutti, la versione integrale di un’intervista, di cui la radio lineare ha trasmesso solo un breve estratto in un giornale radio e che potrebbe essere di interesse per una parte degli ascoltatori che desidera fare approfondimenti.
In un mercato nascente dove gli ascolti e i ricavi iniziali sono una frazione di quelli della radio lineare, l’offerta digital audio di un editore tradizionale deve fare le opportune economie nelle routine produttive, automatizzando al massimo i processi con accorgimenti editoriali e tecnologie opportune.
Soluzioni RCS per l’audio digitale
RCS Sound Software ha progressivamente riprogettato la sua suite di software per la produzione ed emissione dei programmi con particolare attenzione alle forme di distribuzione digitale che oggi sono realtà e saranno sempre più rilevanti, puntando all’ottimizzazione del flusso di lavoro per innalzare la qualità e realizzare al contempo le massime economie.
Per i brand bouquet, ad esempio, GSelector è “nativamente multicanale” con funzioni come il controllo incrociato per evitare che due o più radio suonino la stessa canzone nello stesso momento, e molte altre funzioni che approfondiremo con appositi articoli.
A sua volta, Zetta, il sistema di emissione che pure rispecchia questa architettura con una struttura modulare plasmabile nei diversi scenari, ha funzioni utili proprio alla produzione e pubblicazione di “catch-up content” e podcast con appositi automatismi e funzioni che velocizzano le eventuali operazioni manuali necessarie.
Ultimo arrivato nella famiglia RCS, Revma è una piattaforma di streaming molto flessibile con costi competitivi sul mercato, che permette di controllare e indirizzare i flussi audio e i loro contenuti, e misurare con precisione gli ascolti.
Nei prossimi articoli mostreremo esempi concreti di come i software RCS siano in grado di aiutare, nelle diverse attività, gli editori che vogliono strutturare un’offerta di servizi digital audio avanzata a favore degli ascoltatori e dei clienti pubblicitari.