A marzo 2020, con l’inizio dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di Covid-19, le emittenti radio italiane e, pochi giorni dopo, quelle di molte regioni del mondo, si sono organizzate per limitare gli accessi alle proprie sedi spostando parti molto importanti del flusso di lavoro presso le abitazioni del personale dipendente, dei professionisti e dei collaboratori. Abbiamo chiesto a Fabrizio Gaias, giornalista di Discoradio e Dimensione Suono Soft, di raccontarci la sua esperienza.
Questo gruppo radiofonico, che include anche la rete nazionale RDS, altre emittenti areali e le concessionarie di pubblicità interne, utilizza i software di RCS per tutto il flusso di lavoro, dalla programmazione della musica e degli spot all’emissione multi stazione, anche da sedi diverse.
Che ruolo hai nella redazione di Discoradio e Dimensione Suono Soft?
Attualmente sono responsabile della redazione di Discoradio. Io e il mio gruppo di lavoro realizziamo l’offerta informativa dell’emittente. Parliamo di 12 edizioni quotidiane autoprodotte, dalle 6,30 del mattino alle 11,30 e dalle 15,30 alle 20,30, sempre in diretta. Un lavoro abbastanza complicato perché in pochi minuti dobbiamo coprire un territorio vasto e popolato come quello servito dal nostro segnale: Piemonte, Lombardia, una parte di Emilia e poi un piccolo territorio ligure e Aosta con il suo circondario.
Cerchiamo di essere anche una redazione social: la nostra attenzione giornalistica verso i fatti locali, nazionali o internazionali ha uno sbocco nell’account twitter della radio, che viene visto come una prosecuzione naturale di quello che facciamo. Le nostre news finiscono lì, come le immagini o i fatti che accadono e che magari non riescono a trovare spazio in diretta. Oltre a ciò, coordino (e coordiniamo) i contenuti dei conduttori della radio. La verifica è necessaria per cercare di essere sempre sul pezzo, mai scontati, mai banali, mai ripetitivi, e sempre in target con le necessità e i sentimenti di chi ci ascolta, in questo periodo più che mai. Contenuti che poi pubblichiamo su altri canali social: Instagram e Facebook.
Sempre alla redazione spetta il compito di creare e mandare in onda i notiziari della neonata Dimensione Suono Soft, che copre la Lombardia. Per la differenza di illuminazione del segnale tariamo i contenuti concentrandoci su questa regione e sulle sue città.
Che organizzazione vi siete dati per proseguire le trasmissioni con le precauzioni necessarie a lavorare in sicurezza, data l’emergenza sanitaria in corso?
Dall’inizio dell’emergenza, che a Milano è stata avvertita più che a Roma, l’azienda ci ha guidati nella scelta della situazione più comoda, e più sicura, per offrire con costanza lo stesso prodotto di sempre in qualità e quantità. Le figure non direttamente collegate all’onda e alla presenza in studio hanno iniziato a lavorare in modalità smart, con la strumentazione offerta dalla radio. In sede sono rimasti soltanto i conduttori e una parte della redazione: chi fa il turno del mattino, e chi fa il turno della sera. Chi fa il turno centrale, di raccordo tra i due, lavora da casa in modalità smart. Con l’acuirsi della crisi, oltre a chi fa il turno centrale, anche chi fa il turno di sera fa, uno o due giorni a settimana, lavoro da casa. In sede i notiziari e i conduttori usano studi differenti e ambienti pre-diretta separati. La sede è costantemente igienizzata, non mancano gel disinfettanti e guanti.
Cosa pensi sia indispensabile per il lavoro remoto di redazione?
È una bella domanda. Molti giornalisti dicono che il nostro lavoro non si possa fare da casa. Servono sguardi, confronti, suggestioni lanciate quasi per caso e colte dal collega che ascolta e poi le mette a frutto, serve discutere, anche in modo duro. Serve annusare l’aria di quello che accade, nelle news come nell’ascolto dei conduttori e delle loro esigenze. Questa posizione la condivido, ma non totalmente. Credo che la base sia avere sintonia e grande complicità. Se queste componenti ci sono, riesci a superare anche gli ostacoli dovuti all’assenza fisica.
Come svolgi il tuo flusso di lavoro da casa con i software di RCS?
Attualmente ogni giornalista ha a disposizione un PC aziendale, un microfono e un paio di cuffie: sono la base del lavoro, l’abc, insieme a una buona connessione internet (meglio se fibra). A questo devi aggiungere ciò che, insieme alla rete, ti permette di dialogare con la radio, e di andare in onda.
Da tempo Discoradio ha scelto Zetta come software di messa in onda, opportunamente adattato alle nostre esigenze.
In questo frangente, oltre all’uso di un sistema per il collegamento live, Zetta ci dà la possibilità di seguire la scaletta in programmazione, fare delle registrazioni direttamente sul sistema come se fossimo in studio senza altra intermediazione, caricare file e rubriche preregistrate e montate, verificare che ogni automatismo funzioni e che alcuni file, gestiti in maniera automatica, siano caricati in modo corretto.
Descrivi la tua esperienza personale su Zetta2GO. Cosa apprezzi di più?
Posso dare un giudizio positivo. Il nome è indicativo: è lo Zetta “da passeggio”, che porti a casa, che porti fuori dallo studio e dalla sede di lavoro canonica. Per cui il suo obiettivo è quello di non farti mancare l’esperienza di lavoro tradizionale, quella confortevole della radio. E devo dire che ci riesce abbastanza bene. Il lavoro è fluido, differisce di pochissimo da quello consueto, e se ci sono problemi vengono sistemati con rapidità.
Altro da aggiungere?
Aggiungo qualcosa a quello che stavo esponendo in coda alla domanda precedente. Quando siamo partiti tutta la squadra tecnica della radio e quella di RCS hanno lavorato duramente e tanto per fare in modo che tutto funzionasse, e da subito. E hanno continuato a lavorare, in corsa, per aggiungere tasselli e ottimizzare. Questo lavoro non si è concluso, e per ogni elemento che si aggiunge c’è il corrispondente capitolo di formazione. E questo ti dà la necessaria sicurezza.